Il ‘900 è stato un periodo di cambiamenti epocali, non solo per questioni economiche, geopolitiche e scientifiche, ma anche per un nuovo umanesimo e per un’analisi più approfondita dell’uomo e dei suoi meccanismi interiori.
Nei primi decenni del secolo, in Germania e successivamente negli Stati Uniti, si diffuse una corrente di pensiero nel mondo intellettuale a dir poco unica: la Gestalt (dal tedesco “forma“) che spaziava dalla psicologia alla filosofia, toccando anche concetti che ritroviamo tutt’oggi nella comunicazione visiva.
I suoi maggiori esponenti furono Max Wertheimer, Kurt Koffka e Wolfgang Köhler, i quali misero le basi per una serie di principi fondamentali che riguardano la percezione, collegata indissolubilmente ad esperienza e memoria.
La Gestalt ha come punto di riferimento filosofico Kant, il quale da un’importanza fondamentale alla mente e alla sua attività nell’elaborare tutti i segnali (visivi, uditivi, olfattivi ecc.) e codificarli tramite la singola esperienza di ognuno di noi.
Per questo la corrente lascia da parte il discorso puramente scientifico e lo studio sulla materia in sè, ma si dedica esclusivamente a come questa materia viene percepita in modo automatico (e quasi inconscio).
Il tutto è più della somma delle parti
Questa citazione racchiude il concetto basilare della Gestalt: il “tutto”, il risultato, deve essere visto come qualcosa di diverso e di maggior valore rispetto alla percezione di elementi singoli che formano un gruppo, un insieme.
Esempio: pensiamo a un puzzle. Quando siamo nel bel mezzo della sua composizione diamo importanza ad ogni singolo pezzo, alla sua forma e colore, ma quando il puzzle è completo e vediamo il risultato finale della nostra “fatica” lasciamo da parte i “singoli”, non ci accorgiamo più della loro importanza individuale, ma vediamo il “tutto” che ha un significato differente. Non riconosciamo l’immagine rappresentata come tanti piccoli pezzi che formano un agglomerato, ma la percepiamo come una figura unica.
“Si ok, tutto molto bello, ma perchè questa lezione? Sembra di essere a scuola!”
Ok ok, ora arrivo alla parte più interessante.
La percezione di quello che ci circonda arriva in modo massiccio dalla vista, per cui la Gestalt ha analizzato in modo approfondito gli ambiti della percezione visiva, cercando di sintetizzare i suoi ragionamenti in 8 principi (o leggi) che spiegano come la mente interpreta le forme e le raggruppa in elementi con caratteristiche comuni tra loro.
Questi principi sono spesso usati simultaneamente, sono molto legati tra loro, e adesso cerco di spiegarteli.
1 – Vicinanza
Le forme/elementi che sono vicini tra loro vengono visti come un unico gruppo unitario.
Come vedi nell’esempio qui sotto, quando i nove cerchi sono vicini tra loro, automaticamente la nostra mente fa ricondurre l’immagine ad un quadrato. Mano a mano che i cerci si allontanano ecco che il quadrato svanisce, per dare spazio a tre colonne distinte.

2 – Somiglianza
Le forme/elementi vengono raggruppati percettivamente in modo immediato se essi hanno dimensione, forma e colore uguali.
In questo caso il nostro cervello riconosce il gruppo dei cerchi verdi e quello dei quadrati rossi.

3 – Destino comune
Le forme/elementi che hanno un movimento tra loro affine, vengono intesi come un unico gruppo.
In questa immagine non percepiamo sei linee verticali e quattro segmenti grigi separati e distinti, bensì tre colonne in primo piano e una linea in diagonale che passa dietro di loro.

4 – Buona continuità
Le forme che hanno in comune una certa direzione vengono elaborate come un unico elemento.
Nell’esempio qui a fianco, le linee potrebbero essere formate da quattro segmenti che hanno un punto in comune al centro. Invece il nostro cervello le identifica come due linee soprapposte l’una sull’altra, tramite questa percezione di continuità.

5 – Chiusura
Al nostro cervello piacciono le forme chiuse, infatti nel Principio di Chiusura tendiamo a vedere maggiormente delle forme chiuse, anche se queste realmente non esistono.
Nell’esempio, non vediamo dei poligoni verdi e uno spazio bianco al centro, bensì un triangolo-fantasma posto sopra tre quadrati in parte nascosti. Cerchiamo di riempire la parte mancante dei quadrati perchè in questo modo la composizione prende un significato più coerente e semplificato.

6 – Pregnanza
Gli elementi che sono più semplici e più identificabili (quindi pregnanti) hanno più peso e sono maggiormente rilevanti rispetto a quelli scomposti, asimmetrici, fragili.
Un triangolo che poggia sulla base sarà più saldo e pesante rispetto ad uno che poggia su un suo vertice.
Questo principio molte vole va a braccetto con altri principi della Gestalt.

7 – Esperienza passata
Questo principio è uno di quelli più legati alla memoria e all’esperienza: in una composizione non ben definita, il cervello tende a richiamare, tramite le proprietà dei vari elementi, qualcosa di già conosciuto, formando così una figura concettualmente spiegabile.
È il caso di una serie di segmenti che presi singolarmente non vogliono dire nulla, ma grazie a questo principio noi abbiamo l’esperienza dalla nostra parte. Perciò quelle linee ricordano delle parti di una lettera conosciuta: la lettera E.

8 – Figura/Sfondo
Uno dei principi più interessanti. Le forme nella composizione vengono distinte in due gruppi: la figura e lo sfondo. Proprio come quando scattiamo una fotografia, cerchiamo di rendere ben definito il soggetto che deve stagliarsi sullo sfondo in secondo piano.
In questo modo si può giocare molto con gli elementi, incastrando figure con altre figure, dando vita a vere e proprie illusioni ottiche.


Mi chiamo Mirco Baldocchi, ho 32 anni e vivo in provincia di Monza. Sono un Web/Graphic Designer con svariati anni di esperienza nel campo della comunicazione off-line e on-line.
Mi occupo di: Brand e Corporate identity, Comunicazione off-line e on-line.