Ognuno di noi affronta i problemi e le situazioni in modo tutto suo, un modo che si ritiene il più valido, oppure il più opportuno.
Sei una persona pragmatica? Allora continuerai ad avere un atteggiamento molto pratico e deciso sulle situazioni.
Oppure Sei un’ottimista di natura? Sarai quindi propenso a vedere un barlume di positività in qualunque cosa.
Questo pensiero univoco e individuale però può limitare notevolmente la piena comprensione di quello che ci circonda e delle problematiche che ogni giorno dobbiamo affrontare.
C’è un modo che ci aiuti a vedere le cose in maniera più originale e ampia?
La risposta è SÌ, e si trova nel così detto Pensiero laterale, termine inventato dallo scrittore Edward De Bono.
Il pensiero laterale nasce per dare una risposta a un tema noto soprattutto nel mondo lavorativo: il problem solving, ovvero il saper affrontare una problematica nella maniera più efficace possibile, portando così alla sua risoluzione.
De Bono afferma che il problema non deve essere affrontato solamente in maniera “tradizionale”, dando sempre le stesse ricette che possono venir fuori dai nostri soliti ragionamenti, ma c’è bisogno di comprenderlo da più punti di vista, andando spesso al di fuori dalla nostra “confort zone”. Da qui il termine laterale, qualcosa di parallelo, di vicino ma al tempo stesso diverso.
Immagina un cubo: ogni faccia ha un colore, se io guardo il cubo sempre dalla stessa angolazione vedrò sempre un solo colore; un’altra persona posta in una posizione differente vedrà un’altra faccia e un colore diverso, e così via.
Dobbiamo quindi imparare a spostarci e vedere tutti i colori del cubo, per comprenderne la complessità.
Per questo De Bono ha racchiuso questi punti di vista in sei tipologie, sei cappelli immaginari che noi dovremmo togliere e mettere quando ci viene posto un problema. Indossare un cappello ci permette di scovare solo alcuni aspetti e non altri, per questo un solo cappello indossato sarebbe molto limitante. Indossarne molti invece ci permetterebbe di avere un pensiero creativo e più consapevole.
Questa tecnica può essere utilizzata sia in ambito lavorativo che nella vita personale.
Penso per esempio al mio lavoro di graphic designer.
Mi viene presentata una richiesta per la realizzazione di un logo: questo può essere rappresentato come il “problema” da risolvere.
Come affronto la situazione? Tengo conto di tutti gli aspetti che possono modificare le mie scelte future nella realizzazione del progetto?
La tecnica dei sei cappelli può essere un buon metodo per affrontare le situazioni in maniera originale e che può portare a risultati diversi e migliori.
Andiamo a scoprire le caratteristiche di ogni cappello:
Cappello BIANCO
È il cappello dell’obiettività. Definisce un pensiero analitico, che prende in considerazione il fatto, il problema in sé, senza deviazioni emotive o parziali.
Prende le informazioni come sono nella realtà: neutre.
Cappello NERO
Penserai “Sarà il cappello del pessimismo cosmico…” e invece no!
Rappresenta l’aspetto dell’attenzione, della critica, del pensiero logico-negativo. Cerca di scovare la causa del problema, il perché si è presentata questa situazione negativa. Da importanza agli errori commessi (che dobbiamo accettare per la corretta risoluzione della situazione) e analizza possibili risvolti negativi.
Cappello ROSSO
È il cappello dell’emotività, può essere l’opposto del cappello bianco.
Ci permette di dare sfogo alle emozioni, comprendendo lo stato proprio e degli altri. Fa emergere il lato più umano, l’istinto, contrapponendosi alla pura neutralità dei fatti.
Cappello VERDE
Forse è il cappello più importante di questo pensiero laterare.
Rappresenta l’originalità, l’andare fuori dagli schemi, il rischiare e sentire l’ebrezza di fare qualcosa di diverso.
Mettetevi questo cappello se volete esprimere idee e suggerimenti nuovi.
Cappello GIALLO
In opposizione al cappello nero (pensiero logico-negativo), il cappello giallo ci fa vedere le cose in maniera più propositiva, quindi abbracciando un pensiero logico-positivo.
Ti sarà quindi più facile vedere le opportunità, avere un approccio più costruttivo al problema e dare un po’ più di speranza nella risoluzione della situazione.
Cappello BLU
Oltre ad essere il blu un dei miei colori preferiti, questo cappello rappresenta il controllo, la supervisione.
Stabilisce le regole del gioco, permette di organizzare le idee.
Questo approccio ci aiuta nella scelta dell’ordine dei cappelli da indossare e ci riporta sempre a mantenere il focus sull’obiettivo.
Senza il cappello blu sarebbe difficile prendere la decisione finale.
Come usare i cappelli
Questa tecnica ha diverse modalità di utilizzo, a seconda delle circostanze. Vi cito brevemente la situazione individuale e quella del lavoro in team.
I sei cappelli in testa a Mirco
Dovrei avere un armadio solo per quelli 🙂 tant’è che anche un libero professionista come me che lavora la maggior parte del tempo da solo, deve pensare con punti di vista differenti, anzi, è obbligato a farlo. Questo perché non ci sarà nessuno che mi dirà “Ma non hai tenuto conto di questa cosa?”; ciò può portare anche a dei grossi errori di valutazione.
È bene quindi munirsi di pazienza e passare da un cappello all’altro, da un atteggiamento a un altro, per avere alla fine un’idea della realtà più completa e prendere così decisioni più ragionevoli.
In una parola: Sintetizzare.
I sei cappelli in testa a un team
Lavorare con un gruppo di persone è già di per sé stimolante, perché non tutti la pensano allo stesso modo, e dalle diversità possono nascere spunti di riflessione interessanti.
Per questo è bene far indossare a tutti un cappello in fasi diverse, far riportare ad ogni individuo la sua personale lettura della situazione, per poi passare a un altro cappello.
Alla fine si avranno sei diverse prospettive per ciascun elemento del team, con le quali si potrà successivamente cominciare una fase di discussione per confrontare le opinioni e arrivare ad una conclusione efficace per risolvere la questione.
Usare questi sei cappelli ci permette di allenare la nostra mente, di accettare meglio le diverse sfumature del pensiero e migliorare così il nostro approccio alle cose.
Vi lascio con una frase celebre di De Bono:
Accontentarsi di un approccio o una soluzione 'adeguata' diventa il maggiore ostacolo alla ricerca di un'alternativa migliore.

Mi chiamo Mirco Baldocchi. Sono un Web/Graphic Designer con svariati anni di esperienza nel campo della comunicazione off-line e on-line.
Mi occupo di: Brand e Corporate identity, Comunicazione off-line e on-line.